LA VICENDA DI OPERA

Attenzione a non dare pretesti per essere perseguitati... ma non lasciatevi intimidire.
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Rogo alla tendopoli di Opera «Capogruppo leghista incitò i cittadini contro i rom»

di MARINELLA ROSSI
— MILANO —
«OPERA È NOSTRA e gli interessi degli operesi non sono la solidarietà ai nomadi». Ma non è tal requisitoria a inguaiare il capogruppo della Lega Nord del Comune dell’hinterland Ettore Fusco. E’, secondo la Procura di Milano, l’incitazione, in quella notte da lunghi coltelli del 21 dicembre 2006 fatta dentro il consiglio comunale di Opera, «ad agire», «a resistere», «a occupare il campo nomadi» che di lì a poco avrebbe dovuto ospitare sessantasette rom, dei quali trentacinque bambini, appena sfollati da via Ripamonti. Ospiti sgraditi: le incitazioni da capopolo infuocano gli animi, dall’assembela cittadina si forma un corteo, e di lì a poco, nella notte, la tendopoli viene incendiata e distrutta.

CON LA RICHIESTA di rinvio a giudizio al giudice dell’udienza prleiminare Marco Maria Alma firmata dal sostituto procuratore della Repubblica Laura Barbaini si chiude quella indecorosa pagina d’intolleranza che a pochi giorni dal Natale 2006 vede protagonisti nove cittadini operesi, a partire dal consigliere comunale leghista (i molti altri restano ignoti alla cronaca giudiziaria). Ad armare la spedizione di taniche e accendini, è il fervorino, assai poco politico ma molto interventista, che vale a Fusco l’accusa d’istigazione a delinquere. Il resto, è l’esecuzione di vari crimini contestati a otto cittadini operesi — operai, studenti e disoccupati — quali il danneggiamento aggravato, l’incendio, l’interruzione di pubblico servizio.
Nella seduta del consiglio comunale di Opera, il 21 dicembre, viene ratificato l'accordo tra Comune di Opera e Comune di Milano sulla destinazione dell'area «circense» di via Marcora per ospitare famiglie rom. La cittadinanza è perlopiù contraria, e qualcuno dei suoi rappresentanti politici non seda gli animi, ma cavalca lo scontento. «Andiamo tutti e resistiamo perché così Opera è nostra e gli interessi degli operesi non sono la solidarietà ai nomadi» dice Fusco, peraltro ben sostenuto da altri rappresenanti politici per i quali la Procura, dopo l’iscriizone nel registro degli indagati, non ha ritenuto di poter sotenere l’accusa in un processo.

MA, SUL CAPOGRUPPO leghista, non paiono esserci dubbi: «Istigò pubblicamente i presenti a commettere uno o più reati e in particolare all'occupazione della tendopoli di Opera, incitando più volte numerosi cittadini, accalcatisi nella sala consiliare in numero non inferiore a circa 100 persone, e poi usciti nella piazza davanti al Comune».